ATTUALITA' SU NUDISMO E LIBERTINAGGIO SESSUALE NEL MONDO

sabato 9 agosto 2008

LA CINA APRE AL NUDISMO E PLAYBOY

Moda e morale
I nudisti in Cina spiazzano il partito
Nasce la prima spiaggia per naturisti. E «Playboy» si prepara a entrare nel mercato
DAL NOSTRO INVIATO

PECHINO — Estate rovente in Cina. Non soltanto per le temperature ormai stabilmente torride. O per le Olimpiadi prossime all'inaugurazione. A provocare più di un mal di testa ci pensano i turisti balneari che a Sanya, località alla moda sull'isola tropicale di Hainan, hanno pensato bene di scegliersi la porzione più bella della celebre spiaggia di Dadonghai — sabbia bianchissima e mare cristallino — per prendere il sole e fare il bagno come mamma li ha fatti. In poche parole: i cinesi (e con loro ci sono molti occidentali) stanno scoprendo il nudismo. Secondo l'agenzia Nuova Cina, il dilemma è: «Naturismo, che fare?».

Per la prima volta, nonostante le proteste non siano mancate, come riferiscono diligentemente i media locali, non è scattata immediata la condanna. Pacati articoli riportano le opinioni pro o contro il prendere il sole senza nulla addosso, con immagini e video estremamente esplicativi. Come se non bastasse, il giornale Jinri Beijing (Pechino oggi) pubblica indiscrezioni secondo cui la rivista Playboy, finora bandita, starebbe trattando il permesso di entrare ufficialmente in Cina. Un «balzo in avanti» di queste proporzioni, nel campo della pubblica morale, è una rarità, per usare un eufemismo. Solo nel lontano passato, almeno fino agli imperatori Ming (1368-1644), nel Regno di Mezzo era tollerata una morale più rilassata tanto che erano molto popolari romanzi erotici come il Jinpingmei (Il fiore di pruno in un vaso d'oro, 16° secolo) o il Rou putuan (Tappeto da preghiera di carne, 17° secolo). Dal 1949 la Repubblica popolare, avendo aggiornato la tradizione fortemente puritana dell'ultima dinastia Qing (1644-1911) con i termini della virtù comunista, ha sempre trattato la pornografia (nel senso più ampio del termine) come un crimine punibile anche con la pena capitale.

Nell'accezione corrente, mostrarsi nudi in pubblico significa inoltre avere «disturbi mentali». Non è cosa da poco, dunque, accettare — magari a malincuore — spiagge dove 400-500 uomini (locali e stranieri) e donne (queste solo straniere, per ora) si aggirano nudi, in pieno giorno e non lontano da famigliole «normali». Esemplare la reazione del sindaco di Sanya, Lu Zhiyuan, che si è ben guardato dal condannare i suoi concittadini più all'«avanguardia» pur prendendone le distanze. «Il governo locale — ha dichiarato — non intende ora autorizzare ufficialmente l'apertura di una spiaggia per nudisti. In futuro, se questo sarà il desiderio di Sanya, dovremo valutare lo status internazionale raggiunto dalla nostra città (la provincia di Hainan è una Zona economica speciale, ndr) e ascoltare i pareri degli esperti nel campo. Quindi decideremo».

Altrove i provvedimenti, alla prima protesta popolare, sono stati immediati: nelle province di Heilongjiang, Sichuan e Zhejiang analoghe iniziative hanno portato arresti, multe e proibizioni. Nonostante le polemiche, Sanya rimane quindi la meta preferita (e unica) dei tiantiluo, letteralmente «nudi all'aria aperta»: i naturisti. «Nuotare senza nulla addosso non rispetta l'immagine sociale della nostra nazione — protesta però Lao Xu, un funzionario locale —. Al contrario è un'attività assimilabile alla pornografia o al gioco d'azzardo. Inquinerà gli standard morali e sarà motivo di offesa al prossimo». Gli risponde Fang Gang, che si definisce sessuologo: «Il governo dovrebbe emanare una legge per riconoscere i diritti dei naturisti. Io lo sono e frequento altri che condividono i miei interessi. Il numero dei nudisti in Cina sta crescendo. Ma non abbiamo ancora un posto nella società: siamo discriminati». Pragmatico l'intervento di un bagnante, di nome Lin: «Il governo non dovrebbe essere coinvolto in simili questioni. Chi vuole fare il bagno nudo dovrebbe cercare una spiaggia appartata e non una frequentata dalle famiglie».

Certo Mao, cui piaceva immergersi nel fiume Yangzi con costumi ascellari, si troverebbe a dir poco a disagio di fronte a polemiche di questo tenore. Come non avrebbe mai autorizzato la vendita di una rivista «per soli uomini». Invece, gli editori di Playboy, sempre secondo il giornale Pechino oggi, starebbero trattando il benestare a entrare nella Cina continentale. L'Amministrazione nazionale per il copyright, delegata alle autorizzazioni di stampa, non ha commentato le indiscrezioni. Se sarà confermato, Huahuagongzi (così si chiama Playboy in cinese) diverrebbe la terza edizione in ideogrammi dopo quelle di Hong Kong e Taiwan. «Pechino oggi» cita il sito di notizie Singtao, che giustifica con l'arrivo di «migliaia di atleti e ospiti stranieri» in occasione delle Olimpiadi la necessità di autorizzare la diffusione di «riviste proibite». Le conigliette alla conquista del Celeste impero: anche questa è modernizzazione.

Paolo Salom
http://www.corriere.it/esteri/08_luglio_14/nudisti_cina_imbarazzo_salom_37016a64-5169-11dd-a6b4-00144f02aabc.shtml

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